Ascoltare è un modo per accogliere gli altri in se stessi e accogliere è necessario per amare.
Quindi i tre verbi: ascoltare, accogliere e amare si uniscono in un unico movimento.
Abbiamo detto che è fondamentale disporsi umilmente all’ascolto di Dio, che ci parla in mille modi e altrettanto necessario è ascoltare il nostro prossimo con compassione (Dio ci parla anche per mezzo del nostro prossimo). Non abbiamo ancora detto, invece, di quanto sia utile ascoltare se stessi: saper ascoltare il proprio cuore con un semplice movimento di introspezione che ci faccia scoprire chi siamo e cosa vogliamo veramente. Questo mi ricorda il libro “Il castello interiore” di santa Teresa d’Avila e di quanto sia difficile e doloroso penetrare le buie profondità del nostro cuore ma, se ne avremo il coraggio, nelle nostre tenebre vedremo la Luce sfolgorante di nostro Signore Gesù Cristo.
Cito una frase di santa Teresa: “Pretendere di entrare nel Cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera follia”.
E’ proprio in questo percorso che il Signore ci guida alla verità tutta intera, smascherando le menzogne accumulate nelle fasi della nostra vita, abbattendo, senza pietà, falsi sensi di colpa, false umiltà che sono solo espressione di scarsa autostima e retaggio di un passato che va rielaborato per vivere in Cristo una vita rinnovata. Dobbiamo diventare umili di cuore per ricevere salvezza perché, anche se sembra assurdo, noi possiamo essere i peggiori nemici di noi stessi e se ci condanniamo, ci autoescludiamo dalla Misericordia Divina. Anche in questo dovremmo imparare dai bambini, che sono veri, spontanei, semplici e sanno ascoltare se stessi, anzi, siamo tutti chiamati a percorrere la via dell’infanzia spirituale, percorsa dallo stesso Gesù e da tutti i santi perché “se non ci convertiremo e diventeremo come bambini non entreremo nel Regno dei Cieli” (cfr Matteo 18,3).
Una traccia per iniziare questo percorso di interiorità può essere quello di ascoltare i nostri pensieri e le nostre emozioni, senza giudizio; anche quando ci sembrano condannabili, ricordiamo che il Signore condanna il peccato e salva il peccatore pentito. Abbiamo bisogno di fare pace con noi stessi e con il nostro passato, accogliendo la pienezza del Perdono del nostro Salvatore. Non dimentichiamo le Sue Parole: “Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e sarete perdonati.” (Luca 6,37) Può accadere che il nostro cercare di “non giudicare” sia troppo superficiale e limitato alle sole parole. Può accadere che, nel segreto del nostro cuore, noi continuiamo a giudicare (e a giudicare male) sia il nostro prossimo che noi stessi. In questo modo noi poniamo ostacolo alla grazia di guarigione interiore che il Signore vuole donarci.
Forse dobbiamo riabituarci ad ascoltare la nostra coscienza, nella quale possiamo ascoltare due “voci” contrastanti. A quale credere? Osserviamo le emozioni che ne derivano: se è l’accusatore che ci parla ne avremo tormento, inquietudine, rabbia e saremo tentati al rancore, alla vendetta e alla perseveranza nel male, anche se ci fa soffrire. Se abbiamo fatto il male e il Signore ci rimprovera nella nostra coscienza avvertiremo un dolore molto profondo, una santa contrizione accompagnata dalla Pace del Signore che ci guida ad emendarci, a cercare il bene con costanza, perché Lui ci ama senza misura. Avvertiremo che il Signore è infinitamente Buono con noi, di una Bontà inimmaginabile e difficile da credersi e quindi da accettare con umiltà e gratitudine.
Ci sono anche molti pensieri contrastanti che popolano la nostra mente: quali coltivare? Ci risponde San Paolo: “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri”. (Filippesi 4,8)
Invece, nelle nostre menti spesso ci sono molti “pensieri spazzatura” che ci appesantiscono e dei quali faremmo bene a liberarci.
Infatti, molte volte siamo condizionati dal mondo, da modi di pensare che non ci appartengono e ci allontaniamo, anche inconsapevolmente, dalla verità su noi stessi e sulla nostra vita. Può diventare facile perdere la consapevolezza della nostra chiamata cristiana e della felicità che Gesù ci ha guadagnato con il suo Preziosissimo Sangue. Può essere facile sprecare il nostro tempo che, inesorabilmente passa. Dice il Signore: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!” (Matteo 7,13-14)
Impariamo ad ascoltare quei sensi di disagio, di indegnità, di malinconia, di inutilità che ci debilitano spiritualmente. Quando ci sentiamo in periodo di stallo, di attesa forzata di non so cosa, con un’insoddisfazione che ci opprime, ricordiamoci di Colui che sta alla porta e bussa.
Andiamogli incontro perché Egli viene a fare festa con noi, insegnandoci ad amare Dio e ad amare il prossimo come noi stessi. Per questo siamo stati creati e solo così possiamo essere felici nel tempo e nell’eternità.
Preghiera:
Signore Gesù insegnaci ad accoglierti con gioia come ti accolse Zaccheo.
Invitaci a scendere dai piedistalli che ci siamo costruiti per ignoranza o per paura.
Dì anche a noi: “oggi la salvezza è entrata in questa casa” e rimani con noi a curare le nostre infermità spirituali, perché da soli non possiamo fare nulla di buono. Abbi pietà di noi ed insegnaci a pregare, ad amare e a vivere da figli di Dio, a lode e Gloria della Santissima Trinità. Amen.