39. La santa Messa (6)


Durante la Messa, un momento privilegiato per aderire alla Parola di Dio è la professione della nostra fede, ossia il CREDO. I cristiani proclamano, in piedi, la loro adesione e la loro fede in tutto quello che è contenuto nella Sacra Scrittura, che è riassunto nella preghiera stessa. Proclamare il Credo è dire di sì a tutta la Rivelazione, all’intero contenuto della Bibbia e accettare Gesù Cristo come nostro Signore. Inoltre, quando proclamiamo il Credo, rinnoviamo le nostre promesse del battesimo e della cresima. Anche questo è un momento di guarigione e di liberazione dalle forze del male per chi crede con tutto il cuore. Ricordiamo le Parole del Maestro al cieco: “La tua fede ti ha salvato”. (Lc 18,42)

 

Al Credo segue la PREGHIERA DEI FEDELI: è una preghiera che abbraccia tutto il mondo, attenta a tutto quello che avviene vicino o lontano da noi. E’ il momento di implorare il nostro Padre Buono perché elargisca le sue benedizioni su tutti i suoi figli: siamo intercessori, chiamati a portare i pesi gli uni degli altri, finchè non saremo tutti liberati. Gesù ci chiama a pregare per la pace nel mondo, a intercedere per i capi delle nazioni, per le autorità civili ed ecclesiastiche, per l’unità dei cristiani, per gli ammalati, per le famiglie, per i giovani, per i sacerdoti e per le vocazioni sacerdotali, religiose e al matrimonio cristiano….

Quando la santa Messa finisce noi siamo chiamati a continuare a intercedere per tutti i nostri fratelli con la preghiera, con la sofferenza e con le buone opere, per aiutare coloro che sono nel bisogno, come anche noi siamo aiutati dai nostri fratelli. Non dimentichiamo che siamo “membra gli uni degli altri”. (Rm 12,5)

 

Nella celebrazione della santa Messa con l’OFFERTORIO siamo giunti al cuore del mistero. L’altare è pronto, il sacerdote è pronto ma mancano ancora le offerte. La vera partecipazione al mistero che stiamo celebrando consiste nel dono personale di noi stessi con tutto ciò che siamo, che abbiamo e che facciamo. Dio ci chiede la nostra vita, perché tutto è Suo e tutto deve ritornare a Lui. Noi siamo i beneficiari dei suoi Doni e nella santa Messa possiamo ricambiare con una riconoscenza infinita, perché a ringraziare e ad offrire con noi e per noi è Gesù.

Come piccole ostie dobbiamo unirci all’Ostia come ci insegna sant’Agostino: “non cercare fuori di te l’ostia di cui hai bisogno: quest’ostia la trovi in te stesso, devi essere tu”. Forse fino ad oggi abbiamo offerto solo pochi spiccioli, ma siamo chiamati ad offrirci totalmente: spirito anima e corpo. Dovremmo offrire tutto quello che possediamo, compresi la salute, la famiglia, il matrimonio, tutte le persone care. Infatti lo scopo principale del nostro partecipare alla santa Messa è quello di unirci a Gesù nel suo grande Sacrificio. Avviene una grande guarigione quando offriamo noi stessi e cerchiamo, con tutto il cuore, di unirci a Gesù.

 

“Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna”. Con queste parole, dette dal sacerdote, riconosciamo che Dio, Autore della vita, è anche Autore di tutto ciò che fa vivere. Il pane viene da Dio: è necessaria la fecondità della terra, l’acqua e il sole e il lavoro degli uomini e delle donne. Quando il sacerdote prende il pane nelle sue mani per presentarlo a Dio, dobbiamo pensare che lì vi sono nascoste tutte le ricchezze del mondo, ricevute da Dio, tutte le attività e le vite umane. Quel pane degli uomini, capace solo di conservare la vita del corpo, è destinato a diventare Pane di Dio, che ha la capacità di farci vivere eternamente! Il pane che affidiamo al sacerdote esprime il nostro desiderio di unirci a Dio, quello che egli ci restituisce più tardi esprime il desiderio di Dio di unirsi a noi. Che scambio meraviglioso: noi portiamo la nostra povera vita e riceviamo in cambio la vita del Risorto.

 

“Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a te, perché diventi per noi bevanda di salvezza”. Queste parole dette dal celebrante ci ricordano che Gesù, nell’ultima cena, dette la stessa importanza sia al pane che al vino. Il vino è simbolo del sangue che, a sua volta, è simbolo della vita. Si vuole significare che, grazie all’Alleanza stabilita, Dio e il suo popolo vivono uniti: una medesima vita e un medesimo sangue. Il vino poi è anche simbolo di festa e di gioia e ci invita a vivere già da ora nella gioia cristiana, in attesa della gioia piena che il Signore ha preparato per noi in paradiso.

 

Offrendo il pane e il vino, offriamo tutta la realtà degli uomini e del cosmo: tutto viene offerto nell’esiguo spazio di una patena e di un calice. Nell’offertorio portiamo tutta l’umanità che vive e soffre e tutto mondo inferiore: animali, piante e minerali che diventano materia preziosa per l’offerta e il sacrificio.

 

Si ritiene che anche Gesù, secondo l’usanza del tempo, abbia mescolato il vino con un po’ di acqua durante l’ultima cena. E’ questo un gesto che il celebrante compie per manifestare che Cristo (rappresentato dal vino) e la Chiesa (rappresentata dall’acqua) sono strettamente uniti nell’offerta della Messa. Il vino e l’acqua ci ricordano anche il sangue e l’acqua che scaturirono dal Cuore di Gesù sulla croce e sono segno di fecondità della santa Messa, che prolunga all’umanità la fecondità della morte in croce di Gesù Cristo.

 

La preghiera sulle offerte è preghiera presidenziale, viene pronunciata a voce alta dal sacerdote, con le braccia allargate, a nome di tutta la comunità che, quindi, esprime la sua partecipazione stando in piedi e rispondendo “Amen”.

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