Anche a noi capita di trovarci presso la croce di fratelli che soffrono e vivono prove durissime: ne abbiamo compassione e, seppur animati da buone intenzioni, spesso ci sentiamo impotenti. Consideriamo che duemila anni fa il Salvatore visse la sua Passione, Morte e Risurrezione e diede compimento alla sua Missione nel Corpo che ricevette da Dio e dalla Santa Vergine. Dopodichè Egli continua a soffrire nel suo Corpo Mistico, che siamo noi. E’ ancora Gesù che, pur essendo Glorioso in Cielo, è anche quaggiù e condivide le nostre vite e le nostre prove di poveri peccatori. C’è anche un’altra somiglianza con la realtà di oggi ed è questa: la Madre di Dio e Madre nostra è sempre presente presso ogni croce, prega per ciascuno di noi e unisce le nostre intercessioni alle Sue.
Quando vogliamo intercedere per i bisogni temporali e spirituali dei nostri fratelli, dovremmo dare il giusto ordine alla nostra preghiera:
- mettere Dio al primo posto.
- pregare per tutti: presentare a Dio i fratelli bisognosi e/o la categoria generica (per la Chiesa, per gli ammalati, per le conversioni ecc.).
- stare umilmente nel mezzo tra Dio e gli uomini, dimenticando i nostri egoismi.
Non c’è bisogno di elencare le sofferenze e tribolazioni in cui versano i fratelli, perché il Signore le conosce meglio di noi. Non ci dovremmo permettere di suggerire le “soluzioni” che pensiamo siano giuste, perché Dio sa quello di cui abbiamo bisogno ed è Sapienza, mentre noi siamo solo poveri peccatori.
C’è bisogno invece di avere fede, perché la fede smuove le montagne di ostacoli che impediscono di ricevere la grazia dal Signore, nostro Dio, che ci vuole felici già in questa vita, in attesa della beatitudine eterna. La sofferenza e ogni genere di male non vengono da Dio, ma sono causati dai nostri e altrui peccati.
Mettere Dio al primo posto significa riconoscerlo come Dio Onnipotente, Buono, Misericordioso e Giusto. Significa riconoscere la sua signoria nella nostra vita, nella vita dei fratelli e in tutta la creazione. Significa riconoscere i misteri della nostra salvezza come verità, e pensare, parlare ed agire di conseguenza. Significa impegnarsi in un serio cammino di conversione e donare la nostra vita al nostro Dio come risposta al Suo Amore, che ci ha donato, e ci dona continuamente, la Vita.
Non facciamoci illusioni: a Dio possiamo solo rispondere in modo imperfetto. Che potremmo dargli che Egli già non possiede? Solo i nostri peccati ed Egli li desidera per bruciarli tra le fiamme del suo Immenso Amore. Con questa fiducia innalziamo le nostre umili preghiere, perché crediamo nella sua Fedeltà, nonostante i nostri demeriti.
Pregare per tutti: similmente a Dio che ama tutti senza fare preferenze di persone, anche noi dobbiamo pregare per tutti senza fare esclusioni. Questo sottintende che dobbiamo amare tutti. Partendo da questo principio, dobbiamo ascoltare lo Spirito di preghiera, che ci suggerisce nel cuore di ricordare al Signore anche i fratelli bisognosi che, in un modo o in un altro, sono entrati nella nostra vita. E, se dimenticassimo qualcuno, non dobbiamo avere nessun cruccio, perché tutti coloro che sono nel nostro cuore sono pure nelle nostre preghiere.
Stare umilmente nel mezzo tra Dio e gli uomini: abbiamo ben ragione di essere umili, perché, anche noi che desideriamo aiutare gli altri, non siamo in grado di aiutare noi stessi. L’umiltà è verità ed è la preghiera dell’umile che penetra le nubi. Essere umili è comprendere la propria indigenza ed avere comunque la gioia, perché è proprio attraverso le nostre povertà che possiamo riconoscere il Volto Misericordioso di Dio.
La preghiera di intercessione ci unisce a Dio e agli uomini:
- ci unisce a Dio per mezzo del nostro “Fiat” nell’offerta del nostro amore, della nostra fede, del nostro impegno, della nostra lode e gratitudine, della nostra vita passata, presente e futura.
- Ci unisce agli uomini per mezzo dell’amore, della compassione, della preghiera.
Stiamo nel mezzo, dunque, con compassione per le sofferenze altrui e offriamole a Dio, in sacrificio di soave odore (cfr Ef 5,2) insieme alle nostre vite. Tutto deve essere ricapitolato in Cristo, l’Unico Mediatore tra Dio e gli uomini. (1 Ti 2,5).