Scoprire e far fruttificare i nostri talenti


Nella parabola dei talenti (Matteo 25:14-30), Gesù racconta di un padrone che ha dato a ciascuno dei suoi servi un numero diverso di talenti (una somma di denaro) da custodire e da far fruttificare. Parlando di talenti noi generalmente pensiamo alle nostre capacità e i nostri punti di forza e questo è giusto, ma dovremmo pensare prima di tutto alla vita che Dio ci ha donato e della quale dovremo rendere conto. I talenti rappresentano anche le circostanze che Dio ci dona ogni giorno, che sono opportunità per mezzo delle quali possiamo realizzare la Volontà di Dio. Anche le prove della vita sono talenti da far fruttificare.

 

Poniamoci qualche domanda: perché Dio ci ha donato la vita? Perché ci ha donato questo corpo, questo carattere, queste abilità, questi difetti e queste circostanze? Prove e sofferenze, prosperità e serenità sono ugualmente talenti unici che ci vengono affidati e noi soli ne siamo responsabili, perché la nostra vita è unica e irripetibile, secondo il Disegno di Dio. Anche i nostri difetti sono da vedere nella Luce del Signore e possono essere mezzi utili per santificarci.

Dio si fida di noi perché possiamo arrivare alla crescita necessaria per ottenere la vita eterna e ci ha dato gli strumenti occorrenti. Prima di tutto il santo Battesimo e la fede che dobbiamo coltivare, i Sacramenti, la sua Parola per insegnarci cosa fare e lo Spirito Santo per avere la forza di realizzarla.  Il Signore Gesù, Via, Verità e Vita ci precede lungo il cammino e ci guida a compiere la Volontà di Dio: unico modo per far fruttificare i nostri talenti personali.

Dobbiamo renderci conto che molte sfide e molte prove significano che ci sono stati dati molti talenti, anche se non sono quelli che noi avremmo desiderato.

 

Nella parabola i servi dovevano rendere conto dei talenti loro affidati e lo stesso sarà per ciascuno di noi: come usiamo il “pane quotidiano” che Dio ci dona ogni giorno? Come il Signore si aspetta che facciamo fruttificare i talenti che ci ha donato? Ricordiamoci che siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio in questa vita e goderlo per tutta l’Eternità.

 

I santi dicono che “tutto è grazia e tutto è dono” e questa affermazione ha molti riscontri biblici, tra i quali:

Efesini 2,4-5 “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati.”

 

Efesini 2,8-10: “Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.  Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo”.

 

Efesini 2,19-22: “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito”.

 

Tutto quello che Dio ci ha donato, ci dona e ci donerà sono quindi preziosi talenti da accogliere con fede, ringraziando il Signore e cercando, con il suo santo Aiuto, di trafficarli con retta coscienza perché portino frutto di vita eterna, non solo per noi, ma per tutti.

 

Purtroppo siamo abituati a dare ogni cosa gradevole per scontata, come se ci fosse dovuta, ma, se ci fermassimo a riflettere, potremmo constatare che nessun bene ci è dovuto.

Se guardiamo poi alle cose sgradevoli, pensiamo di non meritarcele e magari arriviamo ad essere “arrabbiati con il Signore” che ci tratta così. Può accadere, e accade sovente, che, per i benefici che riusciamo a riconoscere, ci dimentichiamo di ringraziare e, per i dolori che viviamo, ci lamentiamo con Dio (e con gli altri), rendendo così inutili tante buone opportunità spirituali. Facendo così somigliamo al servo malvagio e pigro che andò a nascondere il suo talento sottoterra (Mt 25,25)

 

Il Signore ha diversificato i talenti, però la vita è stata donata a tutti e, con essa, anche la croce.

 

A tutti il Signore ha donato una croce: a noi la scelta se subirla o prenderla, seguendo il Signore. Nella vita di tutti c’è la sofferenza: a noi la scelta di come viverla, perché questa è la stessa scelta che ha animato i servi della parabola. Sappiamo che i servi buoni e fedeli hanno preso parte alla gioia del loro padrone, mentre il servo malvagio e pigro è stato gettato fuori nelle tenebre e nel pianto.

 

I santi avevano compreso il valore delle croci della vita, piccole o grandi che siano, e il valore della sofferenza, se viene donata al Signore perché si unisca alla Croce di Cristo. I santi ringraziavano il Signore per tutto quello che ricevevano da Lui, dolce o amaro che fosse, e non si stancavano di lodare Dio in ogni evenienza. Non desideravano questo o quello, ma si abbandonavano alla Volontà Divina, perché Dio stesso potesse realizzare in loro i Suoi Desideri.

Il Desiderio di Dio è anche un comando: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48). Tutti siamo chiamati alla santità e a tutti sono dati i mezzi per raggiungerla.

 

A proposito di sofferenza santa Teresa di Lisieux scrisse: “La sofferenza è fonte di meriti. È una mistica moneta, che possiamo utilizzare per noi e per il prossimo. Quando un’anima offre a Dio la propria sofferenza per il vantaggio altrui, non ne perde, anzi fa doppio guadagno, perchè vi aggiunge il merito della carità. I Santi comprendevano il valore del patire e sapevano sfruttarlo. Le pene che la Provvidenza ci riserva, siano dunque bene impiegate.

Offriamo volentieri le nostre sofferenze a Gesù per salvare anime. Povere anime! Esse hanno meno grazie di noi e tuttavia tutto il Sangue di un Dio è stato versato per salvarle. Si salvano più anime con la sofferenza, offerta a Dio con amore, che con lunghe prediche!»

 

Ma pensiamo a noi e alle nostre giornate: ci possiamo sentire miseri peccatori con una vita monotona e banale. Miseri peccatori lo siamo e siamo sempre bisognosi del Perdono divino, ma dobbiamo anche riconoscere l’infinita Misericordia di Dio che non si stanca mai di perdonarci. Per questo motivo noi non dovremmo mai stancarci di ringraziarlo, di lodarlo e di cercare la sua Volontà nelle pieghe della nostra quotidianità. Non dimentichiamo che Colui che scruta i nostri cuori cerca il nostro povero amore, che dovremmo dimostrargli, cercando di stare sempre alla sua Presenza, in semplicità, per condividere la nostra vita, perché Lui la santifichi.

Gesù Cristo ci ha dato la sua Vita per salvarci e per salvarci chiede la nostra, perché il suo Amore ci vuole condurre il Paradiso. Per questo ha versato tutto il Suo Sangue.

 

Non è difficile pensare a Lui, condividere con Lui anche le piccole cose della vita. Lo fece Maria Santissima nei trent’anni di vita nascosta del Signore. Non è difficile cercare i talenti nascosti in noi, negli eventi che ci riguardano e usarli come mezzo di preghiera e di unione intima con il Signore. Non è difficile cambiare le intenzioni delle cose che facciamo: perché non offrire il nostro lavoro al Signore invece di considerarlo solo dovere e mezzo di sostentamento? Perché non fare delle nostre giornate un’offerta continua di ogni cosa, in confidente dialogo con il Signore?

Tutto il bene che abbiamo ci proviene da Dio e a Dio dovremmo donarlo insieme al nostro povero amore. Tutto possiamo offrire, anche il nostro respiro, sempre rendendo grazie. Anche i nostri errori, le nostre mancanze, le nostre imperfezioni sono da donare a Dio con animo contrito, con buoni propositi e con richiesta di grazia per migliorare. Purtroppo invece non apriamo la porta del nostro cuore a Gesù e lo lasciamo fuori dalla nostra vita, perché siamo ancora dio di noi stessi.

 

Molti di noi hanno la buona abitudine di fare ogni mattina l’offerta della giornata al Signore, ma c’è il rischio di recitare quella bella preghiera con le labbra e non con il cuore. Non solo: molto spesso doniamo al Signore con le parole, ma poi con i fatti ci riprendiamo quello che avevamo dato. Chiediamo alla nostra Mamma Celeste la grazia di essere fermi nel lasciare nelle Mani del Signore quanto abbiamo offerto, senza volercelo riprendere. Ricordiamo inoltre che: “Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti. (Salmo 24)

 

Cerchiamo di impegnarci a cercare di fare ogni cosa per il Signore e con il Signore e così i talenti che abbiamo ricevuto saranno fatti fruttificare dallo stesso Gesù. E quando ci renderemo conto delle “grandi cose” che Lui compie per mezzo della nostra miserrima collaborazione, non ci resterà che lodarlo, benedirlo, ringraziarlo ed adorarlo, vivendo nella gioia piena che Gesù ci ha donato. E un acconto di paradiso lo avremo già quaggiù, in attesa della Beatitudine perfetta nella prossima vita, a Gloria perenne della Santissima Trinità.

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