Conoscere, amare, imitare Dio


Gesù è Amore e non si impone ma si dona. Chi lo accoglie lo ama e lo imita. Se vogliamo amare il Signore dobbiamo fare il nostro possibile per conoscerlo e per imitarlo. Ma come si comportò nella sua vita, in base a quanto ci rivelano i Vangeli?

Egli visse in un tempo di oppressione politica in cui c’erano solo i poveri e i ricchi, senza classi intermedie. C’erano gli istruiti e gli ignoranti. C’erano i farisei che avevano un certo potere religioso, che non era stato conferito loro da Dio, ma se lo erano conferito da loro stessi.

Gesù si inserì nella storia del suo tempo e non si scagliò direttamente contro le autorità politiche, per quanto nell’accusa scritta sulla croce venne messo un motivo politico. Non si scagliò direttamente contro i ricchi, per quanto disse che è più difficile che un ricco entri nel Regno dei Cieli, piuttosto che un cammello passi attraverso la cruna di un ago.

Gesù si scagliò con molta determinazione verso i farisei. I farisei erano coloro che avevano costruito un loro ritratto mentale di Dio e pretendevano di imporlo agli altri. Erano coloro che imponevano gioghi pesanti e che agivano solo per la loro gloria. Essi suscitavano un grande sdegno del Signore, che, invece, venne a mostrarci il vero Volto di Dio: la Carità.

La vita pubblica di Gesù inizia dopo il monito del Precursore, Giovanni Battista, che predica la conversione dalla vita di peccato. Egli ci mostra il Volto neotestamentario di Dio, cioè di un Dio che è Amore e Misericordia verso coloro che si convertono. È un Dio Giusto e Misericordioso,  che non  incute più paura e timore nei peccatori, ma li vuole come suoi amici, suoi figli se crederanno in Lui e si pen-tiranno dei loro peccati.  Egli è Colui che fa sorgere il suo sole sia sui buoni che sui cattivi.

Gesù si sottopone al Battesimo di conversione che faceva Giovanni Battista, (Matteo 3,15). Egli pur essendo senza peccato si sottopone al battesimo di Giovanni, perché riconosce in quel battesimo un gesto di purificazione e di conversione voluto da Dio. Il battesimo ricevuto nelle acque del Giordano da Giovanni è l’ultimo gesto che introduce all’era messianica: “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i Suoi sentieri!” (Matteo 3, 3). È il battesimo che prefigura già quello sacramentale dei cristiani, del popolo della Nuova Alleanza. Dopo, lo Spirito del Padre discende su Gesù come colomba e dallo stesso Spirito fu condotto poi nel deserto per vincere la tentazione del demonio.

Gesù comincia la sua missione pubblica abbandonando, ogniqualvolta la carità lo esigeva, le norme della Legge: è il momento del compimento delle Opere del Padre. È il momento in cui manifesta il suo Amore fino alla fine.

Per molti di noi c’è stato un periodo in cui eravamo lontani dal Signore, poi siamo giunti all’inizio della nostra conversione e ci siamo sottomessi agli insegnamenti e ai precetti della Chiesa, nostra Madre. Abbiamo cercato di fare un cammino di ascesi, ci siamo impegnati per ore e ore nella preghiera, aiutandoci anche con molte devozioni. Ed è andato bene… “per allora”. Ma quello che andato bene per allora va bene per sempre, oppure il Signore intende cambiarci?

Lo Spirito Santo ci ha fatto crescere e ci farà crescere ancora se ci lasceremo plasmare, se ci lasceremo condurre, per essere liberi di essere veramente di Cristo e compiere la nostra missione di testimoniarlo, senza guardare né a destra né a sinistra. Siamo in cammino con Lui.

Abbiamo fatto diversi errori nel nostro cammino di vita e di fede e il Signore non è deluso di noi, ma tuttavia Egli ci vuole portare oltre. Dobbiamo ammettere di aver avuto, talvolta, un atteggiamento farisaico. Il Signore ci ha donato il gusto della preghiera e noi abbiamo pregato tante devozioni, sentendoci a posto con la nostra coscienza. A volte eravamo insoddisfatti di noi stessi e altre volte eravamo soddisfatti. Abbiamo desiderato che tutti gli uomini si convertissero, così come ci siamo convertiti noi. Abbiamo desiderato che molti si accostassero ai Sacramenti e magari abbiamo pure fatto insistenze sui familiari perché li ricevessero. Quante volte ho sentito mamme che pretenderebbero che i figli andassero a Messa! Dio non si impone mai, ma si dona e la fede è un dono. Noi non dobbiamo imporre i nostri desideri, ma siamo chiamati a dare il buon esempio e una buona testimonianza, solo così quanti non credono in Dio crederanno.

Ci sono alcuni che sono tanto impegnati nelle devozioni private, nella partecipazione ai gruppi di preghiera e nelle pratiche a servizio della Chiesa, da mettere al secondo posto la carità fraterna nel loro ambito di vita quotidiana.

Gesù come fece? I Vangeli ci dicono che andò contro la Legge per operare prontamente la carità verso gli uomini bisognosi e sofferenti. Gesù non se ne stava tutto il giorno in sinagoga, ma percorreva chilometri per cercare gli uomini e salvarli dalla sofferenza. Si impegnò con tutto Se stesso per riportare la gioia dove era venuta a mancare. Gesù era occupato principalmente a ridare agli uomini la loro dignità, a liberarli da ogni sofferenza, a ridonare la gioia perduta.

Nel Vangelo il Signore non promette la salvezza a coloro che moltiplicano le pratiche religiose ma, invece, a coloro che praticano la carità. Gesù pregava molto e la sua preghiera si concretizzava anche in opere. Noi ci fermiamo lì, magari contenti di aver pregato tanto e ammiriamo quelli che fanno come noi e magari disprezziamo quelli che non fanno come noi.

Questi atteggiamenti farisaici saranno giudicati severamente, soprattutto se, cercando di far da guida ai ciechi, metteremo su di loro dei gioghi pesanti. Questo non solo perché li opprimiamo, ma anche perché trasmetteremo loro la falsa idea che abbiamo noi di Dio. E qui torniamo al nocciolo della questione: che idea ci siamo fatti del Signore?  Cerchiamo di rimanere nella Verità, osservando quanto ci dice e ci fa vedere Gesù nei Vangeli. Meditiamo il capitolo 23 del Vangelo secondo San Matteo cercando di scoprire cosa è l’ipocrisia, tanto detestata dal Signore e che potrebbe essere anche nel nostro cuore.

I farisei sdegnavano il Signore, che li riprese in modo molto forte, perché con la loro presunta sapienza cercavano di manipolare le co-scienze. Rendiamoci conto che, quando un fratello più piccolo nella fede ci dona fiducia, noi abbiamo una grande responsabilità nel cercare di aiutarlo a crescere in spirito e verità. Vigiliamo affinchè  non ci lasciamo  prendere da malcelate forme di vanagloria. Guai a chi scandalizza i piccoli.

È necessario lasciarsi guidare dallo Spirito e non contare su noi stessi e neppure su tutto quello che di buono abbiamo imparato nel nostro cammino. Le nostre esperienze possono essere utili ai fratelli e possono non esserlo. Solo Colui che scruta  i cuori conosce ogni cosa e sa discernere i veri bisogni di ciascuno. Lasciamoci condurre, chiedendo umilmente al Signore di guarirci dalle nostre infermità spirituali. Ma prima di chiedere guarigione dobbiamo comprendere, per mezzo della Luce dello Spirito, che siamo spiritualmente malati e bisognosi di Lui.

Credo che anche noi, con Gesù e in Gesù, dobbiamo mostrare ai non credenti il Volto del Padre. E come potremo farlo se noi stessi non Lo conosciamo? O forse abbiamo anche dei pensieri sbagliati sull’Identità di Dio. Forse ci siamo costruiti un’Immagine mentale di Lui che non corrisponde a quanto ha detto e fatto il Signore Gesù Cristo, Colui che ci fa conoscere Dio.

Guardiamo Gesù e cominciamo a fare piccole osservazioni su tutto quello che disse e che fece. Gesù, il Figlio di Dio, scelse come apostoli dei pescatori. Egli disse loro che li avrebbe fatti  pescatori di uomini.  Diede loro lo stesso mandato che Lui aveva ricevuto dal Padre, facendo di loro i successori di Se stesso.

Lui  che era Dio, vivente nella Gloria del Padre fin dall’eternità, si incarnò nel seno verginale di Maria e visse in una famiglia povera, allo stesso modo i suoi discepoli vivranno in povertà e tutto ciò che essi avranno lo condivideranno con i più bisognosi e gli ultimi prediletti da Dio. Questo perché i poveri hanno poco da perdere, mentre i ricchi non vogliono rinunciare a quanto possiedono. Allo stesso modo i semplici hanno tutto da imparare, mentre i sapienti non rinunciano volentieri alla loro sapienza. Tuttavia Dio non disprezza le ricchezze ma detesta la ricchezza quando diventa un idolo per gli uomini, idolo che ci allontana e ci separa da Lui, da noi stessi (perché siamo stati creati a Sua Immagine e Somiglianza) e dalla Gioia per la quale siamo stati creati.

Gesù, al contrario dei farisei, amò i peccatori, viveva con loro, pranzava con loro. Riusciamo ad immaginarci come il loro dire e il loro operare potesse offendere la purezza del Signore. Non posso pensa-re che il Signore facesse le cose controvoglia (come invece può capitare a noi) perché Lui si esprimeva sempre con chiarezza e de-terminazione con i suoi “SI SI e NO NO”, senza dubbi, senza incertezze, nella completa libertà di azione, ma anche nella pienezza del Suo Cuore, il quale amava tutti senza fare preferenze.

E qui dobbiamo imparare molto. Nei nostri schemi mentali esistono forse le categorie dei buoni e dei cattivi e un Dio che premia i primi e castiga i secondi. C’è forse qualcuno che potrebbe meritare la grazia? Nessuno, perché altrimenti non sarebbe grazia, ma giusta ricompensa. Invece nessuno può gloriarsi davanti a Dio, perché Lui è l’Autore di ogni bene.

Nei Vangeli non leggiamo che Gesù fosse un Maestro che cercava il potere (come invece facevano i farisei); si comprende invece che aveva sete della salvezza e della gioia di TUTTI gli uomini, perché li amava e li amava ancor più quando essi credevano in Lui e abbandonavano la via del peccato.

È facile pensare che la priorità sia la salvezza eterna, ma Colui che è Eternità si occupava e si occupa tuttora anche della felicità presente degli uomini. Una sola è la Via della salvezza e della gioia eterna e quella Via non è lontana da noi ma è dentro di noi perché possiamo praticarla.

La parabola del Padre Misericordioso ci dona un Ritratto ammirabile di Dio. Contempliamo l’agire di questo Padre che ama alla follia (e non potrei usare altro termine) il figlio ribelle.

Da notare che il Padre Misericordioso non fece differenze nel donare il suo Amore a ciascuno dei suoi figli, ma il maggiore ebbe un atteggiamento farisaico e non partecipò alla gioia del Padre. Similmente Gesù afferma che pubblicani e prostitute entrano nel Regno dei Cieli mentre altri che credono di averne diritto, non vi entreranno.

E che dire della follia della Croce? Sì, l’Amore di Dio è follia per le nostre menti e per i nostri cuori tiepidi. Ma è quell’Amore che, come cristiani, dovremmo incarnare nella nostra vita, perché “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.” (Giovanni 1,18). Noi cristiani abbiamo l’onore e l’onere di continuare la Sua Missione e di rivelare nelle nostre vite il Volto Trinitario del Padre.

Dove cercare Dio? Dove cercare la Gioia? Nei Vangeli ci sono molte indicazioni ben dettagliate.

Gesù ci dice che tutto quello che faremo a un fratello più piccolo lo avremo fatto a Lui.

Abbandoniamo, quindi, ogni atteggiamento farisaico e impegniamoci a soccorrere, con le nostre possibilità, i sofferenti, i piccoli, gli smarriti di cuore, donando loro tutto il bene che Dio ha donato a noi. Non sentiamoci superiori di nessuno, ma mettiamoci al passo di tutti i fratelli, nella consapevolezza che tutti cercano, che lo sappiano o meno, il Volto di Dio, così come anche noi continuiamo a cercarlo.

Dice la Scrittura: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (Matteo 25,31-40)

E il Regno di Dio è in mezzo a noi, oggi e sempre.

Il nostro Glorioso Dio si nasconde nella debolezza, perché possiamo trovarlo e amarlo come Lui vuole essere amato e servito. Gesù ci insegna in che modo possiamo imitarlo e dice: “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13,35).

Notiamo, ancora una volta, che il Signore Gesù chiede sempre la carità. Dio è Amore e chiede di essere conosciuto, amato e imitato: questo è il cammino della Verità e della Gioia.

Servire Dio, infatti, dona una gioia senza uguali, perché è Gesù che ci dona la sua stessa gioia (frutto dello Spirito), che “nessuno potrà rapirci”

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