Tutti in realtà cercano i propri interessi, non quelli di Cristo Gesù. (Filippesi 2,21)


Paolo dice espressamente qual è la situazione in diverse comunità da lui fondate: c’è la fede in Cristo Gesù, ma non si curano i Suoi interessi perché tutti pensano ai propri.

Questa affermazione vale anche oggi per molti cristiani, forse per la maggior parte. Questo “tutti” deve farci riflettere, perché davvero ci siamo dentro un po’ anche noi. Anche noi oggi potremmo porci delle domande: Crediamo nel Signore? Se crediamo di credere in Lui, come viviamo la nostra fede? Nella vita di ogni giorno ci occupiamo degli interessi di Cristo Gesù, oppure ci occupiamo dei nostri interessi?

Prima di tutto consideriamo, prendendo riferimento dalla Sacra Scrittura, quali sono gli interessi di nostro Signore. Essenzialmente tutta la sua vita è stata spesa per fare la Volontà del Padre. Disse infatti: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua.” (Gv 4,34) e ancora: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.” (Mc 10,45). Disse ancora: “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo”. (Gv 12,47)

San Paolo afferma: “questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io.” (1 Tim 1,15)

Il Signore ha vissuto tutta la sua vita quaggiù per dare gloria al Padre e salvare i peccatori. Ci ha insegnato la Via dell’amore e che l’amore più grande è dare la vita per i propri amici. (cfr Gv 15,13).

Forse ci impegniamo a fare tante cose belle: frequentiamo la chiesa, i Sacramenti, preghiamo con costanza e cerchiamo di essere caritatevoli, ma, se davvero vogliamo seguire Gesù, dobbiamo cercare l’amore più grande: dobbiamo donargli totalmente noi stessi, tutta la nostra vita perché Lui ne disponga secondo il Disegno che Dio Padre ha pensato su di noi quando ci ha chiamato all’esistenza. Noi possiamo diventare amici di Dio se lo vogliamo, corrispondendo con fedeltà alla sua grazia.

Gesù ha chiesto tre volte a Pietro, “Mi ami più di costoro?” (Gv 21,15-17) Dovremmo porci davvero molte volte questa domanda nelle diverse situazioni della vita di ogni giorno. In mezzo al nostro zelo per Dio, l’amor proprio, la testardaggine, i pensieri sul proprio onore ecc., possono essere presenti. Amiamo Gesù più di tutto, di tutti e anche di noi stessi? Allora siamo pronti a dare la nostra vita per Lui, come contraccambio al suo amore! Dobbiamo rinnegare totalmente noi stessi, nel buio della fede, e seguirlo senza voltarci indietro. Dovremo affrontare molte battaglie durante il cammino, ma il Signore ci darà vittoria secondo la nostra fede. Combatteremo fino alla fine contro il nostro egoismo. Un grande pericolo è anche la vanagloria. Dice il Signore: “Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo?” (Gv 5,44). È impossibile dare la vita per il Nome di Gesù e allo stesso tempo amare e volere preservare il proprio ego.

Cosa significa allora curare gli interessi di Cristo? Porsi nel mondo come colui che serve e offrire la vita in riscatto per molti, seguendo l’Esempio del nostro Maestro e Signore. Quando si parla di offerta della vita in riscatto per molti, generalmente si pensa al martirio come lo vissero diversi santi, e questo ci fa paura. Questa non è l’unica forma, ma è la via straordinaria alla quale pochi sono chiamati. C’è invece la via ordinaria, alla quale sono chiamati tutti i cristiani, che consiste esattamente nel mettersi a disposizione piena, completa e totale del nostro Dio e il martirio incruento sarà del nostro egoismo e di tutto quello che ci separa dalla santità che Gesù Cristo ci vuole donare, per i meriti infiniti della sua Passione, come da Progetto dal nostro Padre Celeste. Bisogna collaborare con il Signore.  E’ un martirio incruento che richiede la consegna piena della nostra vita e di tutto il nostro essere a Gesù, il nostro Salvatore. Sappiamo e crediamo che Dio ci ama e Lui stesso avrà cura dei nostri interessi e lo farà con ogni perfezione, superando i nostri desideri più audaci. E’ scritto infatti: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi”. (1 Pt 5,6)

Noi esistiamo per Dio e per gli altri. La nostra vita donata a Dio viene da Lui donata ai fratelli e noi dobbiamo ricordare che non ci appartiene più per i nostri fini egoistici. La nostra vita appartiene a Dio e ci è data per servire Lui nei nostri fratelli. Quindi il cristiano è esistenza per gli altri. Se non è esistenza per gli altri non è cristiano, oppure, se lo è, non lo è in modo perfetto e autentico, ad immagine di Cristo Gesù, l’unico e il solo vero Modello cui ognuno deve ispirarsi al fine di dare alla sua vita l’unico significato che genera salvezza nel mondo: vivere per gli altri, servire gli altri, sempre, in ogni circostanza; ma servirli allo stesso modo di Cristo Gesù: donare per loro la vita, perché entrino anch’essi a far parte del Regno di Dio. Questa è la vera sequela di Cristo Gesù. Il resto che si fa non è imitazione di Cristo e quindi non produce salvezza in questo mondo. Non la produce perché la nostra non è una vita consegnata. Se Cristo ha redento il mondo per l’intera vita che ha consegnato al Padre, anche i suoi discepoli potranno cooperare alla redenzione del mondo ad una sola condizione: che facciano della loro vita una vita donata, consegnata, offerta interamente a Dio per il servizio ai fratelli.

Questi sono gli interessi di Cristo.

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