37. La santa Messa (4)


La prima parte della santa Messa ci dispone ad ascoltare la Parola di Dio. Il sacerdote ci chiede di unirci nella preghiera col “Preghiamo” affinchè tutta l’assemblea partecipi attivamente. Tutte le preghiere della santa Messa sono recitate al plurale perché l’azione liturgica non è svolta dal solo celebrante principale, ma da tutta l’assemblea: siamo, infatti, un popolo sacerdotale. Mentre prega il sacerdote apre le braccia in atteggiamento di supplica e riunisce e raccoglie le preghiere e le necessità dei fedeli per presentarle a Dio. Con questa “orazione di colletta” mettiamo in comune la nostra vita di preghiera e innalziamo un’unica invocazione a Dio, nostro Padre.

Noi rispondiamo “Amen” alle preghiere e alle esortazioni del sacerdote.

“Amen” è una parola di origine ebraica, usata regolarmente dal popolo di Israele e da Gesù. Il significato è molto di più di un augurio che “così sia”, perché affermiamo con certezza che “così è”.  Dire “amen” vuole significare che credo, che condivido, che aderisco con tutto il cuore a tutto ciò che si sta dicendo o celebrando.

 

E’ consigliabile, come ci insegna san Luigi Grignion de Montfort, fare tutto con Maria, in Maria e per mezzo di Maria. Chiediamo alla nostra Buona Mamma di vivere insieme a noi la santa Messa. Chiediamole di venire nel nostro cuore e di disporlo per ricevere il grande dono dell’Eucaristia. Preghiamo anche per tutti i nostri fratelli e, per essere certi che le nostre suppliche giungano al Signore, non esitiamo a rivolgerci a Maria.

 

Liturgia della Parola: E’ Dio che parla a tutti e a ciascuno e ogni sua Parola è vera, preziosa ed efficace.  Sant’Agostino diceva: “ Se durante la proclamazione della Parola di Dio ti trovi disattento e annoiato, e quindi ti scivola addosso senza poter penetrare nella tua mente e nel tuo cuore, è come se, durante il rito della santa Comunione, tu lasciassi cadere l’Eucaristia di bocca e la calpestassi con i tuoi piedi”.

Tutta la Bibbia è una lettera d’amore che Dio ha scritto per ogni uomo. Con la sua Parola il Signore ci interpella e attende la nostra accoglienza alla sua grazia.

Cito il salmo:  “Se il mio popolo mi ascoltasse, se Israele camminasse per le mie vie!

Subito piegherei i suoi nemici e contro i suoi avversari porterei la mia mano.” (S. 80,14-15) Consideriamo che la Parola di Dio è efficace e può compiere ciò che annuncia: può illuminare, confortare, guarire, donare coraggio, portare pace, dare gioia, ma tutto questo richiede che si ascolti e si accolga con cuore mite e umile.

Non si possono contare le grazie che il Signore ha elargito e continuamente elargisce per mezzo della sua Parola a coloro che hanno il cuore docile e attento.

Quante guarigioni fisiche, psichiche e spirituali opera il Verbo di Dio: “Non li guarì né un’erba né un unguento, ma la tua parola, o Signore, che tutto risana” (Sap. 16,12)

 

Nella Messa festiva ci sono sempre tre letture: la prima dell’Antico Testamento, la seconda è un brano scelto tra le lettere di san Paolo o altro Apostolo e la terza è un brano dei Vangeli. Le letture dell’Antico Testamento ci parlano dell’azione di Dio prima della venuta di Gesù. La seconda lettura ci fa conoscere i pensieri e la vita dei primi cristiani, mentre i testi evangelici ci raccontano i fatti, i gesti e le parole di Gesù. Quanta abbondanza! Sant’Efrem disse in proposito: “ il Signore ha dato alla sua parola i colori di molteplici bellezze, perché ciascuno di quelli che la scrutano possano contemplare ciò che ama. E nella sua Parola ha nascosto tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che medita”.

 

Dopo la prima lettura, e strettamente legato ad essa, troviamo il Salmo responsoriale, così chiamato perché è come una risposta che diamo a Dio, servendoci delle sue stesse Parole. San Giovanni Crisostomo consigliava di prendere i ritornelli come “bastoni da viaggio”, per meditarli e pregarli anche dopo essere usciti dalla chiesa.

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