32. Venite


“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro.” (Mt 11.28)

Gesù ci invita e ci attende, perché è desideroso di donarci grazia. Possiamo andare a Lui ovunque ci troviamo perché crediamo che è Onnipresente. Il Signore non ci abbandona mai e ci invita ad andare a Lui perché vuole dare riposo al nostro cuore e conversione alla nostra vita. Possiamo incontrarlo per mezzo della preghiera, in qualsiasi giorno dell’anno e in qualsiasi momento del giorno o della notte.

Ma più di ogni altra cosa Lui ci invita ad aprirci al suo Amore che guarisce nel santo Sacrificio della Messa. Gesù ci dona tutto quello che ha e tutto quello che è: la sua stessa Vita. Hanno detto che basterebbe una sola Messa per diventare santi. Viene da domandarsi perché la nostra partecipazione, più o meno frequente, non operi grandi trasformazioni nelle nostre vite. Da parte mia posso solo dire: “mea culpa” perché non so rendermi conto della portata dell’Evento e non partecipo con la giusta disposizione del cuore. A volte mi sembra di recitare formule in modo abitudinario, senza viverne il profondo significato. Cito, ad esempio, il Confiteor che viene pregato all’inizio della santa Messa:

« Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.

E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi fratelli di pregare per me il signore Dio nostro”.

Quando pronuncio queste parole il mio cuore dov’è? Sto davvero compiendo un atto penitenziale o ripeto soltanto una formula imparata a memoria?

Il mio Dio mi sta aspettando ed io sono entrata nella sua Chiesa, ma dove sono il mio cuore e la mia mente?

Riprendo a considerare la parabola del Padre Misericordioso e scopro che forse somiglio sia al figlio giovane, per le mie molte miserie, sia al figlio maggiore per la sua stoltaggine e presunzione.

Immagino le condizioni del figlio giovane quando ritorna alla casa paterna: dopo le avventure e disavventure vissute mi è facile pensare che poteva essere umiliato, avvilito, depresso. Lo immagino affaticato, per il lungo viaggio, sporco e forse affamato. Forse si considerava fallito e un cumulo di miserie.

Il figlio maggiore, invece, quando ritorna a casa, dopo il lavoro, ha solo le fatiche della giornata, perché, vivendo presso la casa paterna, non gli manca nulla ma è insoddisfatto a causa della durezza del suo cuore.

Ebbene, il padre misericordioso dimostra chiaramente il suo amore infinito verso entrambi i figli, indipendentemente dai meriti o demeriti di ciascuno.

Questa parabola mi fa credere che il nostro Dio abbia un desiderio incontenibile di beneficare tutti i suoi figli che tornano a casa, nonostante tutto!

Il nostro partecipare alla Santa Messa è un tornare a casa nelle condizioni in cui ci troviamo. I nostri bisogni e le nostre miserie sono senza numero e il nostro Dio li conosce molto meglio di quanto li conosciamo noi. Egli ci attende per donarci grazia sovrabbondante, ma noi riusciamo a riceverne solo nella misura della nostra fede.

Dice sant’Agostino : “ Immagina di voler riempire un vaso di miele, se in quel vaso c’è dell’aceto non dovrai tu forse prima svuotarlo e poi ripulirlo energicamente per renderlo atto a ricevere la nuova realtà?” Così è del nostro cuore.

Si rende necessario, quindi, presentare umilmente al nostro Dio le nostre debolezze e i nostri fallimenti, per ricevere la grazia che guarisce: ricevere il Perdono Divino per perdonare il nostro prossimo e noi stessi e rendere gloria al nostro Dio, nella gioia.

Con l’atto penitenziale ben fatto può cominciare, ad ogni Celebrazione Eucaristica, la Festa della Gioia, nel rendimento di grazie alla Santissima Trinità. Dio è immensamente Buono verso tutti i suoi figli, ma noi siamo tentati a dubitare della Sua Misericordia. Se avremo fede, riceveremo un’Accoglienza da Dio infinitamente più grande di ogni nostra speranza. Faremo Festa con il nostro Dio, come il figlio giovane della parabola. Infatti non è difficile immaginare che anche lui si potesse aspettare dei rimproveri e delle ulteriori mortificazioni, come può succedere anche a noi che spesso non riusciamo a perdonarci, a stimarci, ad amarci e quindi a perdonare, stimare ed amare i nostri fratelli.

Ricordiamoci  che Dio ci ama sempre, comunque e nonostante tutto.

 “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.” (1 Gv 3,20)

Print Friendly, PDF & Email