27. Il paradiso


Il paradiso è la comunione con il Padre, attraverso Cristo, nello Spirito Santo.  E’ comunione che conosce e percepisce in modo immediato e totale, per quanto sia consentito ad esseri finiti, la realtà in cui saremo immersi.

Vedremo Dio come Egli è nella sua Vita intima, senza mediazioni, e lo conosceremo come da Lui siamo conosciuti. Questo realizzerà completamente le nostre aspirazioni più profonde e la perfezione del nostro essere. In Dio saremo perfettamente riconciliati con noi stessi e con il nostro prossimo.

Dopo la risurrezione non sarà soltanto l’anima ad essere beata, ma l’intera persona con il suo corpo, il suo carattere, la componente emotiva ecc.

Fin da subito, però, non sarà un gioire solitario, ma sarà un ritrovarsi tra persone che  si sono conosciute ed amate durante la vita terrena. Potremo contemplare le Opere di Dio ed esultarne senza limiti. Quando Dio sarà tutto in tutti, la beatitudine sarà oltre ogni umana aspettativa. Sta scritto infatti : “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”.(1 Cor 2,9) E sarà per sempre!

Corriamo il rischio di pensare ai santi del paradiso come persone astratte o statiche, mentre sono persone che vivono in pienezza. Ognuno di essi ha la sua personalità e il suo vissuto, con le esperienze che hanno determinato il raggiungimento di perfezioni in personali riflessi di carità: chi ha avuto particolare amore per i poveri, chi ha avuto passione per la verità, chi ha una particolare dolcezza o mansuetudine, chi si è distinto in una particolare virtù…. Come nel firmamento di Dio, in cui ogni stella brilla di una Luce unica. I santi ci sono modelli e attraverso essi comprendiamo che Dio non crea solo esseri capaci di eseguire, ma soprattutto esseri capaci di cooperare con Lui.

I santi pregano per noi e seguono il nostro cammino con attenzione e tenerezza: soprattutto i nostri cari defunti che non hanno mai cessato di amarci e ora ci amano infinitamente di più di quanto ci hanno amato durante la loro vita terrena.

 Non dimentichiamo che anche noi siamo chiamati a diventare santi. Siamo chiamati a vivere in grazia e seguire lo Spirito che ci istruisce e ci guida alla sequela del Signore Gesù. Il morire a noi stessi, al peccato, per essere e divenire sempre più creature nuove. Procedere passo dopo passo nel nostro cammino cristiano, magari arrancando, ma senza mai perdere il desiderio di raggiungere la meta. Abbandonarsi alla Volontà di Dio, sapendo e credendo che Lui non ci lascia mai soli, e, anche se non  sempre ci risparmia sofferenze e tribolazioni, incessantemente ci provvede per il nostro massimo bene. Ognuno è chiamato a vivere questa vita facendo fruttificare i talenti ricevuti.

Seguire Gesù: se saremo costanti in questo impegno avremo quaggiù delle anticipazioni della beatitudine che ci aspetta nella vita futura, godremo pace e gioia in crescendo, anche se annacquata dal pianto. Intuiremo sempre meglio la meraviglia della “comunione dei santi” e, in Cristo, saremo più vicini ai nostri cari che già sono nella gloria.

I nostri cari defunti ci mancano ed è normale piangere per la perdita della loro presenza: anche Gesù pianse per la morte di Lazzaro, però non bisognerebbe fermarsi alle lacrime che, nel tempo, diventano sterili. Non credo che loro siano contenti del nostro pianto. Credo, invece, che gioirebbero in Dio e senza misura se vedessero un serio impegno da parte nostra nel cammino di santità. Saremmo più vicino a Dio, più vicini ai santi e pure a noi stessi nell’impegno della riconciliazione totale con l’Amore.

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