26. La morte fisica


La morte è un argomento che ci scandalizza perché strettamente connessa alla sofferenza. Nella nostra vita tutti abbiamo visto che nessuno scampa la morte: essa è l’unica certezza di ogni persona che nasce. Probabilmente abbiamo sofferto la perdita di persone care e non osiamo pensare quando sarà il nostro giorno, perché l’ignoto ci spaventa. Forse, però, è utile fare qualche riflessione in merito.

 

Secondo la definizione tradizionale della teologia cattolica la morte è la separazione dell’anima dal corpo. Non si può descrivere la morte, perchè si muore una volta sola e l’esperienza rimane incomunicabile. In quei momenti la nostra libertà si fisserà per sempre nel bene o nel male che sceglieremo.

 

Sappiamo e crediamo che Dio ci ha creati per la beatitudine eterna e il male, la sofferenza e la morte sono entrati nel mondo a causa dei peccati degli uomini.

Sappiamo e crediamo che la morte è stata riscattata da Dio, come è stata riscattata e rinnovata la vita. Gesù è vissuto, morto e risorto per tutti, perché anche noi potessimo risorgere e riavere la vita eterna. Grazie a Dio, ora la morte non ci dovrebbe spaventare, perché è solo un passaggio e non un termine definitivo. Per chi crede, il morire è rispondere a una chiamata e a una trepida attesa di Dio: è un rinascere per non morire mai più.

 

Il cristiano come dovrebbe prepararsi? Essere in grazia di Dio, cercando in tutta la vita una sempre più profonda unione con Cristo. La santità non si improvvisa e la morte segna il nostro destino eterno.

 

Quando una persona muore la sua anima si separa dal corpo e l’io compare davanti al Signore senza veli e senza maschere; essa stessa si vede e si giudica con lo sguardo di Dio: comprende se è in comunione o in opposizione o se ha bisogno di purificazione prima di essere ammessa all’intimità beatificante della vita trinitaria, sperimentata in modo immediato. A giudicare sarà Cristo, il nostro Salvatore, e lo Spirito ci condurrà al Padre. Anche la Madonna, i santi e gli angeli saranno presenti insieme a tutti i nostri cari che ci hanno preceduto nella beatitudine. In quel momento saremo consapevoli di queste Presenze, ma già da ora la nostra vita scorre sotto lo sguardo di tutto il paradiso.

 

Come sarà il giudizio particolare? Saremo giudicati sull’amore dall’Amore in Persona e ci renderemo conto di quante volte lo abbiamo accolto e respinto. Contempleremo la Sua Misericordia e piangeremo la nostra grettezza. Ma non dobbiamo avere paura, perché “dove sovrabbonda il peccato sovrabbonda la grazia” e il Signore ricompenserà generosamente ogni nostro impegno di fare il bene. Dio è più grande del nostro cuore. Già da ora è conveniente metterci davanti al Signore, in preghiera, con la certezza che Lui crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi, ci ama più di quanto noi ci amiamo ed è desideroso di perdonarci più di quanto noi siamo desiderosi di essere perdonati. Invochiamo sempre la Misericordia di Dio per noi e per tutti.

 

Dopo il giudizio particolare, immediatamente, si ha o la comunione beatificante con Dio, o la dannazione, oppure, se non ci siamo lasciati salvare pienamente, inizia il periodo di purificazione che è, comunque, certezza della gloria.

Print Friendly, PDF & Email