La preghiera di Maria SS.ma


Con questa meditazione vogliamo considerare le poche parole espresse da Maria Santissima, come sono riportate nel Santo Vangelo, nei momenti dell’Annunciazione, della visita a Santa Elisabetta e alle nozze di Cana.

Prima di tutto bisogna calarci nel tempo in cui vissero Gesù e Maria.

Noi oggi crediamo in Dio Uno e Trino e sappiamo che Gesù è la seconda Persona della Santissima Trinità ma all’epoca non era così perché l’Opera di Dio, in Cristo Gesù, doveva ancora compiersi. Sarà infatti dopo la Risurrezione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo che la Chiesa, fondata dal Salvatore per mezzo dei suoi discepoli riconosce senza esitare che Gesù era Dio e a credere nella Persona dello Spirito Santo: questa è la nostra fede odierna nella Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.

All’epoca di Gesù invece si credeva in un solo Dio (YHWH) e chiunque avesse osato affermare diversamente era soggetto alla pena di lapidazione come bestemmiatore. Gesù durante tutta la sua predicazione doveva guidare il popolo di Dio verso la verità tutta intera (e cioè sul mistero della SS. Trinità) e lo fece con prudenza fino al momento designato dal Padre Celeste per il suo Sacrificio redentivo, che avvenne come prestabilito.

Maria sapeva che Gesù era figlio di Dio e anche se tale affermazione era allora accettata da tutti perché si credeva che tutto il popolo di Israele fosse figlio di Dio, per lei non aveva questo significato. Maria sapeva che era un Figlio di Dio a causa del suo concepimento miracoloso e a quanto il Padre pensiamo che abbia ispirato al suo cuore. Non possiamo sapere come furono i trent’anni trascorsi nella vita domestica della Sacra Famiglia, ma si può fare l’ipotesi che Gesù, nel nascondimento della casa di Nazareth, manifestò una santità straordinaria, ricca di carismi. Maria, sua Madre, lo conosceva bene nella sua Umanità ma il Piano Divino su Gesù probabilmente le era nascosto. Infatti sembra evidente nell’episodio del ritrovamento di Gesù dodicenne al Tempio quando Lui disse ai genitori: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio”? Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro”. (Lc 2,49-50)

La vita pubblica di Gesù era iniziata con il Battesimo nel Giordano e la seguente chiamata dei primi cinque apostoli. Il cugino Giovanni, il precursore, già predicava la conversione.

Il primo miracolo pubblico di Gesù fu alle nozze di Cana; fino ad allora infatti egli era conosciuto come pio ebreo che abitava a Nazareth, un piccolo paese sui monti, figlio di umili genitori. Non ci stupisce quindi quando Natanaele disse a Filippo: “da Nazareth può mai venire qualcosa di buono? (Gv 1,46).

All’epoca tutti aspettavano un Messia che li avrebbe liberati dalle usurpazioni dell’impero romano, che avrebbe fatto giustizia nelle vicende di questo mondo e nessuno poteva immaginare quale sarebbe stata la liberazione portata da Gesù non solo per il popolo ebraico ma per tutta l’umanità.

Questo sembra essere l’ambiente storico dell’epoca di Gesù e Maria, ma come detto prima, Maria conosceva bene suo figlio e a lui si rivolse per fare leva sulla sua sensibilità. Non dimentichiamo poi che Maria, sposa dello Spirito Santo, era perfettamente obbediente alla Volontà di Dio in tutto quel che faceva e diceva.

Veniamo dunque al primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana e vediamo come Maria rivolse al figlio la sua preghiera: “Non hanno più vino”. E’ una preghiera umilissima che manifesta un bisogno, un’attesa di risposta che liberi dalla necessità del momento. Gesù comprende anche il non detto perché risponde: “donna che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora. (Gv 2,4) E’ molto bella questa precisazione di Gesù (non è ancora giunta la mia ora) perché fa sperare anche a noi di poter toccare la sensibilità del Signore e indurlo ad esaudirci prima del momento stabilito. Da Maria dobbiamo imparare anche quanto è potente la fede. Ella infatti dopo la risposta ricevuta da Gesù (che sembrava negativa) non esita a dire ai servi: “qualsiasi cosa vi dica, fatela. “(Gv 2,5)

Notiamo la differenza: a Gesù non osa chiedere di fare qualcosa di specifico mentre ai servitori comanda cosa debbono fare. Questa è Maria, Madre di Gesù e Madre nostra: lei ci insegna a vivere, a pregare e ad amare portandoci al Figlio suo.

Ma torniamo alla sua preghiera a Gesù: “non hanno più vino”. Sarebbe come dire: Gesù so che non puoi restare indifferente e farai qualcosa e so pure che qualsiasi cosa tu faccia è cosa buona e santa. Questa è fede e umiltà.  Teniamo presente che essendo Gesù suo figlio, anche se adulto, avrebbe potuto rivolgersi a Lui in tutt’altro modo. Così quando dice ai servi (e oggi lo dice a noi) di fare qualsiasi cosa Gesù ci dica, Maria ci indica la via della fede e dell’umiltà.

Domandiamoci se anche noi facciamo così quando rivolgiamo le nostre preghiere al Signore. Chiediamoci se non ci risulta più facile chiedere (o addirittura comandare) a Dio cosa, come e quando Lui dovrebbe fare quello che vogliamo noi.

Maria, invece, ci esorta a fare qualsiasi cosa Gesù ci chieda.

Cosa ci chiede Gesù?

  • Prima di tutto di convertirci e credere a Lui («Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». Mc 1,15)
  • Prendere il suo giogo sopra di noi e imparare da Lui che è mite e umile di cuore per trovare ristoro per la nostra vita. (Mt 11,29)
  • Fare la Volontà del Padre Celeste con totale abbandono del nostro essere al Suo Amore:

“Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. (Gv 5,30) E ancora: “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». (Gv 8,29)

  • Quant’altro, nella nostra vita quotidiana, è conforme al Santo Vangelo.

Queste considerazioni ci fanno pensare che la prima cosa necessaria è la conversione del cuore e della vita perché non basta un culto esteriore senza collaborare con il Signore perché ci rinnovi interiormente, purificando la nostra anima. E’ necessario tornare a Lui con tutto il cuore. Dobbiamo anche perdonare sempre come Dio ci perdona sempre e come richiesto nella preghiera del Padre nostro che Gesù stesso ci ha insegnato.

La preghiera quindi dovrebbe esporre i nostri e/o altrui bisogni in modo semplice, con la certezza nella fede che il Signore ci ascolta e interviene a modo Suo e nel Tempo che Lui ritiene più favorevole. Noi stessi non sappiamo cosa è meglio per noi o per altri mentre Dio che è Sapienza e Amore sa ogni cosa. Umiltà e fede quindi sono i presupposti perché la nostra preghiera sia gradita al Signore.

Come possiamo crescere nella fede e nell’umiltà? Anche per questo è necessaria la preghiera che dovrebbe essere il respiro della nostra anima. Non dimentichiamo poi di attingere ai tesori che la Santa Chiesa, in Cristo Gesù, mette a disposizione e primi tra tutti la Santa Messa, i Sacramenti, la guida dei ministri di Dio ecc..

Nella vita di Maria SS.ma il santo binomio (umiltà e fede) è quanto mai evidente al momento dell’Annunciazione quando lei disse all’Arcangelo Gabriele: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». (Lc 1,38) Maria in un primo momento rimase turbata alle parole di saluto dell’Arcangelo, si domandava che senso avesse e poi, nel proseguimento del dialogo, come avrebbe potuto realizzarsi la Parola che le era stata annunciata. La risposta dell’Arcangelo fu breve e non esaustiva dal punto di vista umano ma il richiamo alla fede (nulla è impossibile a Dio – Lc 1,37) ottenne quel SI al Piano Divino che cambiò la storia del mondo. Nulla è impossibile a Dio che può cambiare anche la nostra vita per mezzo della nostra piena adesione alla sua Volontà. Sorge subito una domanda: noi ci crediamo veramente? E una seconda: siamo disposti a rinnegare noi stessi, portare la nostra croce ogni giorno e seguire Gesù?  (Lc 9,23)

Dopo l’Annunciazione Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giudea in visita alla cugina Elisabetta. (Lc 1,39). Conosciamo bene il testo del Vangelo che riguarda questo santo incontro ma sarebbe opportuno sottolineare che la cugina disse: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto.” (Lc 1,45). Questa è la beatitudine della fede alla quale siamo chiamati anche noi.

Magnificat è la prima parola del cantico di ringraziamento e di gioia che Maria pronuncia rispondendo al saluto della cugina Elisabetta, al momento del loro incontro.

Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato a mani vuote i ricchi.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza,

per sempre». (Lc 1,46 – 55)

In questo cantico Maria loda il Signore riconoscendo su di sè il Suo sguardo d’Amore e, ripercorrendo la storia del suo popolo, riconosce in essa la fedele Presenza di Dio.

Poniamoci ancora una domanda: che posto e che tempo occupa in noi la preghiera di lode e di ringraziamento? Sappiamo riconoscere molte grazie che il Signore ci ha elargito? Oppure cediamo alla tentazione di pensare solo a quello che ci sembra che manchi, dando per scontato tutto il bene che abbiamo ricevuto e riceviamo continuamente dal Signore?

Abbiamo fatto riflessioni sulla preghiera di Maria, abbiamo sottolineato la sua umiltà, la sua fede, la sua disponibilità a collaborare con Dio per il compimento dei Disegni Divini. Abbiamo considerato la bellezza del cantico che innalza a Dio, lodandolo e ringraziandolo non solo perché stata prescelta nella sua missione sublime ma anche considerando la sua Santità nel suo operare di sempre.

Certamente noi siamo miseri e peccatori e Maria ci sembra un Modello troppo alto da imitare, invece siamo chiamati a imparare da lei a vivere, pregare ed amare. Lei è nostra Madre.

Io credo che Maria, dovette vivere nella fede, similmente a noi che siamo chiamati a vivere nella fede. Abbiamo già evidenziato che anche Maria non capiva tutto quello che le diceva Gesù (Lc 2,49-50). Quando non capiva, che faceva Maria? Troviamo la risposta nel Vangelo secondo Luca (2,19): “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. Così dovremmo fare anche noi, adorando Dio nell’intimo dell’anima nostra.

Anche su questo punto dovremmo interrogarci. Come ci poniamo noi di fronte al mistero di Dio? Forse qualcuno di noi vuole capire a tutti i costi le Vie del Signore? Forse si, ritenendo erroneamente che sia necessario per credere in Lui.

Non possiamo capire Dio perché siamo troppo piccoli, ma proprio per questa ragione possiamo conoscerlo perché Lui si rivela ai piccoli. Dice infatti Gesù: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. (Mt 11,25)

Con la certezza nella fede che il Signore ci ama infinitamente di più di quanto oseremmo sperare proseguiamo il nostro cammino, chiedendo a Maria di tenerci per mano e porgendo a lei una breve supplica:

MARIA, INSEGNACI AD AMARE. MARIA INSEGNACI A PREGARE.

MARIA, INSEGNACI AD ACCOGLIERE LA SOFFERENZA PERCHE’ DIVENTI PREGHIERA D’AMORE.

27.11.2019

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